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ANNALI UNIVERSALI

DI

STATISTICA

ECONOMIA PUBBLICA, STORIA, VIAGGI

E COMMERCIO.

VOLUME SETTANTESIMOTERZO.

Luglio, Agosto e Settembre 1842.

MILANO

PRESSO LA SOCIETA' DEGLI EDITORI DEGLI ANNALI UNIVERSALI
DELLE SCIENZE E DELL' Industria

Nella Galleria Decristoforis

SOPRA LO SCALONE A SINISTRA

1842.

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Xnnoch Oniversochi

Di Statistica ec.

LUGLIO 1842.

Vol. LXXIII. N.o 217.

BIBLIOGRAFIA (9)

ECONOMIA PUBBLICA, STORIA E VIAGGI

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Storia di Mosè Corenese. Versione italiana illustrata dai Monaci Armeni Mechitaristi. Un vol. Venezia, tipografia armena di S. Lazzaro, 1841.

I. mezzo alla pace della vita, nella quiete e nel silenzio de' monasteri, la meditazione de' tempi passati, la coltura delle scienze, le severe e pazienti ricerche delle reliquie del sapere antico, non sono solamente studi utili e generosi, ma sono cose sacre, sono benefizj che fanno più veneranda la religione. Furono i monaci che nell'età de' barbari, ne' primi secoli del Cristianesimo, conservarono i grandi tesori dell'antichità.

La Congregazione de' Monaci Armeni, nel tranquillo soggiorno di quell'isoletta di San Lazzaro, che l'ospitalità di Venezia le aperse a rifugio di miti studi e d'umili preghiere, si accinge ora a bella ed opportuna impresa, pubblicando una Collana di Storici Armeni, tradotti e illustrati.

(1) Saranno indicate con asterisco (*) di rincontro al titolo dell'Opera quelle produzioni italiane e straniere che si troveranno degne di una particolare menzione, e sopra le quali si daranno, quando occorrano, articoli analitici.

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Il primo anello di questa Collana è la Storia dell'Armenia, di Mosè da Corene, che ne piace annunziare.

Già da più di un secolo l'Europa volse gli sguardi all'Oriente, e vuol conquistarlo colle armi e colla scienza. L'Armenia, paese eletto fra quelli che furono la prima culla degli uomini, collocata fra la civiltà e la barbarie, fra il mondo antico e il novello, fra il traffico e la scienza (come dice nella prefazione il signor Tommasèo, dal quale, non so perchè, venne fatta ritoccare la versione di questa storia) l'Armenia è uno de' vincoli tra lo spirito asiatico e l'europeo, e la sua letteratura ha la greca squisitezza e lo splendore orientale. Dunque i Monaci Armeni, divenuti ospiti della nostra Italia, meritano il plauso e la gratitudine de' buoni e de' saggi, illustrando come fanno la lor patria lettera tura.

Mosè Corenese, autore di questa storia nuovamente tradotta, visse al tempo di Giustiniano, e forse fu allievo di Cirillo Alessandrino, dicendo egli di fatto, al capitolo LXI del libro III: « Isacco il grande e Mesropo ci mandarono in Alessandria per istudiare la lingua elegante, e farci davvero di quell'Accademia filologica ». La quale allora era retta appunto dall'illustre Cirillo. Scrisse la sua storia, a inchiesta del principe Isacco della famiglia de' Pacraduni (Bagratidi); i quali poi regnarono fino a' tempi più recenti, nella Giorgia. E fra le altre cose, dicesi pure aver egli avuto mano alla traduzione de' libri biblici.

Discorre nel primo libro della sua storia l'origine e lo stato delle satrapie dell'Armenia, seguendo specialmente la scorta degli storici greci, e riportandosi per ciò che spetta alla comune origine delle genti alle tradizioni della Bibbia. E ricorda le discendenze de' tre figli di Noè fino ad Abramo, a Nino, ad Aramo; Arsace re de' Persi e de' Parti, che stende il suo impero su tutto l'Oriente e l'Assiria, e mette suo fratello Valarsace sul trono d'Armenia; poi la guerra e la morte di Belo; e la lotta di Aram contro i Medi e contro gli Assirj, e le sue vittorie; indi la conquista del paese fatta da Semiramide, e la grandezza di Tigrane che ajutò Ciro a rovesciare l'impero de' Medi, e distese il territorio armeno fino a' suoi antichi confini. Consacra il secondo libro alla storia particolare del suo paese dal regno di Alessandro a quello di Teridate; racconta il tempo di Valarsace e l'ordinamento interno del regno; e le vicende degli altri re che vennero dopo; Ardasese (Artaserse) e Tigrane secondo; Ardavasto; Arsamo; Abgaro; poi l'Armenia tutta tributaria a' Romani; la conversione d'Abgaro; il regno di Sanadrug; l'usurpazione di Eruanto; la potenza e la vittoria di Tiridate, della satrapia di Bagratidi, che regnò circa qua. rantasei anni.

Infine, nel libro terzo racconta quel che seguì da Teridate fino al tempo cha la stirpe degli Arsacidi decadde dal regno; i satrapi che con li

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cenza e ajuto dell' imperatore Costanzo, pongono sul trono Cosrov, figlio di Teridate; gli abitanti del Caucaso, che per ordine secreto di Sapore re de' Persi, invadono l'Armenia; la guerra co' Persi; Dirano re o piuttosto procuratore a nome de' Romani, al tempo di Giuliano imperatore; quindi Arsace, sotto gli Augusti Valentiniano e Valente; e Varaztad, a' giorni dell' augusto Teodosio; e di poi l'Armenia divisa in due, data al governo di Arsace, e Valarsace, schiava di due nazioni Persi e Greci ; Cosrov, di stirpe arsacide, che regna due volte, e dopo lui Sapore il Perso; finalmente Ardassero e Vram, successo a Sapore sul trono di Persia, che tolse il seggio agli Arsacidi.

La storia di che parliamo si chiude con un'elegia sulla caduta dell'Armenia e della sua Chiesa; e quest'elegia in che lo storico divien poeta, piangendo i mali della schiavitù, finisce così: « I re saranno tiranni duri, esecrandi, che imporranno pesi stragrandi, e da schiacciare, e daranno ordini intollerabili; i superiori senza cura e senza pietà. Gli animi traditi e i nemici in trionfo. La fede venduta per questa futile vita. I masnadieri innumerabili da tutte le parti traboccheranno. Schiavitù delle case e preda dei poderi; catene ai capi e prigioni ai maggiorenti; esilio ai liberi e miserie alla moltitudine innumerabili. Le città prese e le rocche distrutte; desolati i borghi e arsi gli edifizj; e carestie infinite e malattie e morte di generi mille. Scordato il culto divino; l'inferno a' piedi. · Da questi mali Cristo Iddio guardi noi, e quanti l'adorano in verità!...".

E bisogna dire che bene spesso lo storico da Corene scrive con uno stile rapido e figurato, al modo orientale, benchè non manchi del resto di una certa semplicità e gravità; nè di quel retto giudizio che sa discerDere le cose favolose e le incerte dal vero.

Ma gli umili e dotti monaci armeni, in questo secolo, che a buon diritto si vanta di nuove e sane dottrine, massimamente storiche, intraprendono opera utilissima all'incremento della scienza coll'annunziata Raccolta, che porterà più chiaro lume agli studi che si fanno sull' Oriente.

JI.

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IV.

G. C.

Histoire des Mongols de la Perse, de Radschin-Eldin, traduite par M. Quatremère.

Le Livre des Rois, ou Shah-Nameh-le Grand; poème epique de Ferdoussi, traduit par M. Malek.

Bhagavata - Purana, traduit par M. Bournouf fils.

Non conosciamo fin qui che per via d'annunzj ed estratti queste tre diverse opere, colle quali venne intrapresa a Parigi la pubblicazione di

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