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Fratelli Nistri, Tipografi Librai in Pisa. Commento di FRANCESCO da BUTI sopra la Divina Commedia di DANTE ALLIGHIERI (letto nella Università di Pisa dal 1365 al 1440, Testo di Lingua inedito, citato dagli Accademici della Crusca nel loro Vocabolario) pubblicato per cura di Crescentino Giannini, Pisa 1858-1862. Tre gr. Tomi in 8.° con Ritratto di Dante dip. da Giotto, e del Buti.. it. L. 45, 00 - Lo stesso, Edizione da Biblioteche, in 8.° massimo di carta imperiale con margini allargati (ediz. di 75 esempl.). » 75, 00 Ediz. citata nella ristampa (che è in corso) del Vocabolario della Crusca. Si spedirà franca per posta nel Regno a chi ne rimetterà agli Editori in Pisa l'importo con Vaglia Postale.

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Avvertenza

Si rammenta ai signori Associati che hanno ricevuto i numeri 1 e 2 del giornaletto La festa di Dante, che, non respingendoli subito, saranno tenuti come debitori del prezzo d'associazione al medesimo, stabilito in L. 3 e da soddisfarsi a tutto giugno 1864.

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Per quanto sieno numerose le edizioni della Divina Commedia, contandosene più di 300, tuttavia nessuna di esse ha quel fondamento di sana critica che la filologia de' giorni nostri ci è venuto indicando. Un tale fondamento ha procurato il prof. Witte alla presente edizione, correggendone il testo esclusivamente sopra quattro codici manoscritti scelti in mezzo a più che 400 altri, dopo averli in prova convenientemente confrontati. Il risultato di questo confronto, e le varianti delle tre principali edizioni sono riferite nel modo il più preciso, ed oltre a ciò le note forniscono tutto il materiale critico raccolto sino ai tempi presenti.

LA DIVINA COMMEDIA

DI DANTE ALLIGHIERI

EDIZIONE MINORE FATTA SUL TESTO DEll' edizione CRITICA

DI CARLO WITTE

31 fogli in 8vo, legato, L. 9.

La Direzione del Giornale del Centenario è trasferita in Via Calzaioli, N.° 1.

G. CORSINI Diretiore-Gerente.

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Le associazioni per l'Italia si ricevono in Firenze alla Direzione del Giornale, alla Tipografia Galileiana di M. Cellini e C., e presso i principali Librai.

Incaricati generali per le Associazioni:

Per la Spagna e Portogallo, Sig. Verdaguer, libraio a Barcellona, Rambla del Centro;

Per il resto d' Europa: Sig. Ermanno Loescher, libraio a Torino, Via Carlo Alberto, N.° 5.

Trattandosi di festeggiare il Centenario dell' uomo he dette tanto splendore a questa città, vi è una questione che va innanzi ad ogni altra. Per far bella e completa la festa di Dante è necessaria soprattutto la presenza di Dante. Ora come egli, anche da morto, rimane sempre lontano da questa sua patria; a me pare che prima di ogni altra cosa la Commissione per le feste debba occuparsi a far pratiche perchè la solennità centenaria si apra coll'entrata in Firenze delle sue ossa, richiamate alla fine dall' esilio che dura da cinque secoli e mezzo. Questo sarebbe un degno cominciare degli onori di Dante, per provvedere ai quali la nostra Commissione fu eletta. La notizia del ritorno dell'Alighieri a Firenze chiamerà qui più numerose le genti da tutta Italia e da ogni parte d'Europa, e la festa sarà delle più grandi e delle più solenni che si vedessero mai. Altre volte i nostri maggiori ebbero questo pio desiderio, e Michelangiolo offrivasi di prestar la sua opera a inalzare a quelle ossa rimpatriáte un monumento che, ispirato da quel suo portentoso ingegno e da quel suo ardentissimo cuore, sarebbe riuscito veramente degno di esse. La iniquità dei tempi e le triste sorti d' Italia schiava e divisa non concessero che il nobile divisamento fosse recato ad effetto. Ma oggi mutate quelle con

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dizioni, può sperarsi ciò che allora non era possibile. Cessarono le gare e le ire che facevano le genti della Penisola dispettose, invidiose e nemiche le une delle altre: ed ora che pel santo influsso della nuova libertà le città italiane sono unite nell'aspirar tutte al medesimo fine di far più rispettata e più gloriosa la patria comune, la nobile città di Ravenna non vorrà negare di renderci quelle ceneri, che, se appartengono a tutt' Italia, più particolarmente son nostre, e di buon animo si presterà a far cessare a Dante il lungo esilio che ricorda le feroci ire di parte; come non ha guari la generosa città di Genova non si negò a rimandare in Toscana i dolorosi trofei che ricordavano le sue brutte contese con Pisa. Quindi io proponeva che la Commissione preghi l'onorevole Municipio di Firenze di adoperarsi alacremente, e con tutta la potenza di un grande affetto, presso il Municipio della città di Ravenna, perchè in occasione del Sesto Centenario ci renda le ossa di Dante; proponeva che si mandino ambascerie dei cittadini fiorentini più autorevoli e dei cittadini più cospicui di altre parti d'Italia a far la domanda, e che si usino tutti i mezzi creduti migliori a raggiunger l'intento. I Ravennati assentiranno volentieri alla onesta domanda fatta a nome della madre Firenze e di tutta la grande patria italiana, desiderose di festeggiare e di venerare in questo suo luogo nativo gli avanzi mortali dell'uomo che la smisurata potenza del suo ingegno usò tutta a preparare i tempi e i fatti che a noi solamente fu concesso vedere. E se la nostra richiesta non fosse ascoltata, a noi non verrebbe alcun biasimo, e in ogni modo avremmo sodisfatto a un sacro dovere.

Io proponeva di più che la Commissione volgesse al nostro Municipio anche un' altra preghiera, cioè di pensare seriamente alla casa in cui nacque Dante, e di far sì che divenga proprietà pubblica, e sia accomodata e ordinata in modo che nei giorni delle feste dantesche, e poscia in perpetuo, possa essere visitata dagli Italiani e da tutti quelli che vengono in Firenze a venerare i nostri uomini grandi, e giudicano della nostra civiltà dal conto in cui vedono tenute da noi tutte le loro reliquie. Gli antichi Italiani a Metaponto convertirono in tempio la casa dove era morto Pitagora. Tutte le civili nazioni moderne hanno culto pei luoghi resi sacri dai loro uomini grandi. A tutti è noto ciò che gli Inglesi hanno fatto per la casa di Shakspeare. In Alemagua visitano con reverenza la casa in cui Lutero lavorò a tradurre la Bibbia e, per lasciare ogni altro esempio, a Weimar io vidi la casa di Schiller cambiata in santuario dove tutto parla di lui. Facciamo sì che sia conservata e visitata con religione an

che la casa di Dante in Firenze, e che gli stranieri non abbiano ragione di dire che noi trattiamo le cose sacre in modo profano,

Concludo il nostro Municipio che con nobile pensiero decretò la festa del Centenario, e che efficacemente contribuisce al grande monumento che, coll' aiuto generoso di tutte le provincie d'Italia, sorgerà sulla piazza di Santa Croce, prenda energicamente l'iniziativa che a lui s'appartiene di convertire in santuario la casa di Dante, e di far tornare il divino poeta al suo bel San Giovanni, affinchè gl' Italiani nel 1865 possano venir qui ad affermare di nuovo e a giurare sulle sacre ossa l'unità della patria. Con questi due fatti e coll'inaugurazione del nuovo monumento si darà solenne principio alle feste che la Commissione proporrà per onorare la immortale memoria del cittadino e del poeta più grande d'Italia, dell' ispirato preconizzatore e del fiero propugnatore dell' unità e dell' indipendenza italiana. Colgo questa occasione per dichiararmi pieno di stima

Di lei signor presidente

Firenze, 15 aprile 1864

Devotiss. e obbligatiss. ATTO VANNUCCI.

ATTI DELLA COMMISSIONE FIORENTINA PER IL CENTENARIO DI DANTE

Rapporto del Segretario per l'Adunanza del 14 aprile 1864.

Un'adunanza fu tenuta il 14 corrente dalla Commissione il Centenario di Dante, all'ogper getto di deliberare su varie domande indirizzate al suo Presidente. Dopo aver discusso sopra alcune di esse non facenti oggetto di proposta, prese in particolare considerazione una direttale dal Prof. Luigi Paganucci, nella sua qualità di Presidente della Società per il monumento a Dante. In questa Memoria, dopo essere brevemente accennate le storiche vicende della discendenza del Poeta, è detto come nella città di Verona esista una famiglia, quella dei Sarego-Allighieri, nella quale s'innestò la detta discendenza, e della quale è il signor capo Conte Pietro Sarego-Allighieri. La venturosa

circostanza che fino ai nostri giorni si conservi in una famiglia per ogni titolo rispettabile il glorioso casato era già di per sè favorevole motivo per chi deve e vuole, come noi tutti dobbiamo e vogliamo, onorare tutto quello che ci richiama alla santa memoria dell'Allighieri. Quindi la Commissione fu unanime nel far plauso alla domanda del signor Prof. Paganucci, tendente a far sì che tutti i componenti la famiglia dei Conti Sarego-Allighieri di Verona e i loro legittimi discendenti in linea mascolina siano ascritti alla fiorentina cittadinanza ed a quei maggiori onori che possono essere impartiti da chi rappresenta questa città; e deliberò che se ne facesse calda proposta al Consiglio perchè stabilisca che nella ricorrenza del gran Centenario, o prima, sia offerto a Dante ne' suoi lontani discendenti anche questo tributo d'onore e di affetto.

Ad altro sostanziale argomento furono poi richiamate le cure della Commissione per alcune proposte a stampa ed in iscritto vivamente raccomandate al suo Presidente; argomento caldissimamente sostenuto dal chiarissimo Atto Vannucci con tutte quelle considerazioni, che il grande amore a Dante e la più completa riparazione da doversi fare alla sua memoria gli suggerivano. A due oggetti era referibile l'argomento, pel primo dei quali fu dall'illustre proponente prima d'ogni altra cosa posto innanzi un dovere sacrosanto da compiersi dai Fiorentini; dovere innanzi al quale, quando pure insormontabili fossero gli ostacoli e ogni speranza mancasse, essi non dovranno mai venir meno, perchè nel compimento di quello sta per parte loro la somma di ogni giustizia da rendersi al Padre Allighieri.

Signori, già voi sapete di qual dovere e di qual giustizia qui s'intenda, e, come rappresentanti della nobile città, avete già nella mente la volontà e nel cuore il rammarico e il desiderio dei cittadini. Dante è sempre in esilio. Non è già nell'esilio dell'anime volgari che le perfide ire lo cacciarono. A Lui, cui furono patria terra e cielo, ogni

più remoto angolo bastava, poichè portava l'universo nel divino intelletto: ma Egli, cui nella nobile alterezza dell'animo fu bello aversi fatta forte per sè stesso, gemeva pur sempre d'aver lasciato ogni cosa diletta più caramente e che gli fosse tolto di rivedere il luogo più caro, dove nei vergini trasporti del cuore sentì la prima volta sè stesso, e con sè stesso l'Italia, tutta una civiltà e l'avvenire. Perchè quel santo amore che tutti gli uomini lega alla terra natale con incessante desio, rivestì nel magnanimo un carattere quasi divino, essendo che questa città colle sue divisioni, coi suoi conforti, col bell' idioma, per prima gli porse mano nell'architettare quel monumento miracoloso della Commedia; e a lei sempre sospirava e in lei anelava tornare col corpo come tornava assiduamente coll'animo, smarrito, non perduto nella fiera selva delle passioni umane.

Or se l'ineffabile tormento si accompagnò coll' innamorata anima fino all'ultima ora mortale, chi sa che nelle sublimi antiveggenze non le fosse soave consolazione, contemplando l'Italia di cui si sarebbe fatta salute, vederla tutta sollecita intorno alle ossa del suo profeta, e, quanto gareggiò nell' ire, gareggiar nello affetto di ricomporglicle devotamente. nella sua Firenze, vicino alle memorie dilette, in vista di quei colli dall'aure felici, dal generativo sole? Non avrà egli forse in quei solenni momenti desiderato presenti i futuri giorni, non per sola propria felicità, ma perchè Italia fosse già quale Egli la vedeva e sapeva dover essere? Ed oggi che Italia è, e come vuole Dio e Dante volle sarà, quale argomento si può opporre che non sia picciolo e dubbioso innanzi a così grande e manifesta necessità?

Questo pensiero, o Signori, costituisce esso solo tanto peso di dovere per noi Fio· rentini che null'altro può pareggiarlo; ed è su questa speciale considerazione che la Commissione fu unanime nel proporvi di domandare alla città di Ravenna le ceneri dell'Allighieri. Nulla evvi di più prezioso ai cuori gentili quanto la coscienza del dovere compiuto.

Che vi rispondano o no gli eventi, voi o Signori, avrete in questa solennissima opportunità ben meritato dell'illustre città che rappresentate, se solleciterete con tutte le forze vostre e con ogni giusto mezzo sospingerete avanti la più grande reintegrazione che per essa si possa offrire al suo Poeta Divino.

Pure di grandissima importanza era l'altro scopo della proposta che il Prof. Vannucci propugnò in quell' adunanza; scopo che, se dalla vostra carità di patria venga raggiunto, sarà completo coronamento dell'opera riparatrice che vi siete imposta, decretando il Centenario del 1865, e che l'Europa civile aspetta da questa città. Nella quale, e in luogo ripieno di antichissimi e famosi ricordi, quantunque nè bello nè appariscente, esiste un'umile casetta, che lo straniero viene a guardare devotamente, ma col corruccio nel cuore, e ben s'intende contro chi. Di quella casa o meglio di quel luogo che è sacro per ogni gente civile ha da esser fatta pubblica proprietà conforme coscienza reclama; proprietà che incombe al nobile Municipio restaurare, adornare e conservare. Uno fu il voto della Commissione su questo importantissimo progetto, poichè certamente essa mancherebbe alla fiducia di che la onoraste istituendola, ove non vi proponesse quelle opere che meglio paion rispondere alla nobiltà del concetto vostro.

Se non che l'adempimento di questa proposta esigendo un più determinato progetto per parte della Commissione, essa vi domanda soltanto che fin d'ora da voi si deliberi la restaurazione del luogo che fu culla di Dante, riserbandosi di fissarne le convenevoli misure e i modi migliori, onde sottoporli all'approvazione vostra.

Parve di gran momento, o Signori, che le tre proposte di che fu parola andassero unite, e da voi venissero insieme deliberate, perocchè con quelle si onora quanto di mortali ricordi quell' Immortale ci lasciò; restando i divini ricordi del di lui spirito senza pericolo d'oblio, perchè compenetrati omai nel cuore della nazione, perchè sparsi liberalmente in

seno d'ogni gente civile, perchè infine sostanzialmente concordi cogli eterni principii del Cristianesimo.

Segue il testo delle Deliberazioni del Municipio Fio

rentino.

Il Consiglio Generale,

Considerando esser debito de' nipoti il fare ammenda dei torti degli avi col sanarne, quanto è da essi, gli effetti;

Considerando che il sacro deposito delle ossa di Dante Allighieri in Ravenna è a un tempo stesso testimonianza e perpetuazione dello iniquo esilio patito dal massimo cittadino;

Considerando che la città di Firenze nel disporsi a celebrare il sesto Centenario di Dante, non può astenersi dal rinnovare il voto già anticamente espresso e poi rimasto sempre vivo negli animi, di sanare quel permanente effetto di un torto avito;

Delibera che una preghiera sia indirizzata alla città di Ravenna per ottenere da essa come fraterno dono, quanto più doloroso, tanto più nobile, la restituzione delle ossa di Dante, e per chiedere di poter porre dove furon serbate una epigrafe che ricordi la generosità ravennate e la fiorentina riconoscenza.

Ripreso il Rapporto del Segretario della Commissione Fiorentina pel Centenario di Dante Allighieri de' 14 aprile decorso, in quella parte in cui si propone l'acquisto e restauro di quella casa che fu culla di Dante, e si dichiara che l'adempimento di questa proposta, esigendo un più determinato progetto per parte della Commissione, si domanda soltanto che fin d'ora sia deliberato l'acquisto e restauro, riserbandosi la Commissione di fissare le convenevoli misure ed i modi migliori, onde sottoporli all'approvazione di questo Consiglio.

Aperta discussione sulla domanda della sullodata Commissione alla quale hanno presa parte più specialmente gli onorevoli Consiglieri Signori ff. di Gonfaloniere, Prof. Santarelli, Cav. Avv. Frullani, Cav. Rubieri e Marchese

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